12 marzo 2009

OI DIALOGOI

Vulcano incatena Prometeo di Dirck van Baburen, 1623

Immagino i pensieri del Titano, di "Colui che vede avanti". 

Intuisco la forza che in essi aveva infuso la memoria. 

Mi rapisce la potenza di Mnemosyne mentre possedeva la mente di quel dio.

Odo le parole che hanno legato il Titano già in catene alla dea madre delle Muse, detentrice del potere di conferire la consistenza della vita alla Gloria. Di trasformare la Gloria in vera Storia.

http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/6/6e/Prometheus.jpg

In quell’interminabile intermezzo del tempo, nello spazio infinito di quella mente divina, sono scorsi, come un fiume in piena, i destini scritti in tutti i libri degli dei. Tutti, di tutti gli dei, degli uomini tutti. 

Mi sembra poter udire il filo di quelle parole, quel lento discorso, quel profondo flusso di vita. 

In quel momento un alito divino ha soffiato per il mondo, percorrendolo in un attimo eterno.

Mnemosyne ha legato il dio con catene ancora più forti di quelle di Zeus, lo ha recluso per sempre nella prigione della vita che scorre, unito alla speranza che nutre i sofferenti, stretto allo Spirito che svetta sulla debolezza della materia.

Ma la catena di quelle parole, con le quali Mnemsyne aveva avvinto a sè il dio incatenato alla nuda roccia dalle gelide catene d'oro ordinate da Zeus, non strappava le carni del Titano, non annientava la sua libertà, non rendeva il dio schiavo del suo simile. 

Quella catena di ricordi conduceva il dio in una cella sacra, dove veniva onorato il senso vitasenza fine, celebrato il culto della carità per gli uomini, lenìto il dolore per la disuguaglianza che, da sempre, aveva diviso la natura degli dei onnipotenti dalle misere creature di fango.

Vorrei divulgare il segreto di quella amorevole catena di storie, e ricordi, e rimpianti ed amori e glorie e sconfitte e cadute. Metterla a disposizione di tutti gli uomini, farla diventare un monumento eterno eretto alla memoria perenne.

Provo ad immaginare le parole pronunciate al dio dalla madre delle Muse. 

Quali parole possono avere mai convinto il Titanico dio ad abbandonare la primigenia sorte sovrumana, quella che gli sarebbe spettata per rango e natura, per abbracciare quella che consuma gli uomini nel tempo? 

Quali parole possono essere state pronunciate, su quel monte?

Sforzati, Memoria, pronunciale ancora, affinchè io possa riportarle qui, per convincere tutti della verità di quello che dico!

 In quei suoni è ancora nascosto il segreto del fuoco eterno, della conoscenza, della sapienza.E della ragione, della scienza e dell'arte.

In cambio di quei segreti decise di cambiare la sua natura, il dio che Efesto ferì coi suoi chiodi perchè aveva osato sfidare Zeus scegliendo il bene degli uomini, che per questo fu legato al monte Caucaso secondo la volontà del signore di tutti gli dei dell'Olimpo.

Prometeo, che è già stato generoso con gli uomini rubando il fuoco agli dei, non può tenere nascoste le parole di Mnemosyne. Nè può averle dimenticate. 

Non possono essere state disperse dal vento che soffia sulla cima del monte quelle gocce di verità. Non possono essersi volatilizzate, o perse tra le nubi, o evaporate al contatto del sole, né disciolte con le nevi a primavera.

I loro segni devono essere ancora incisi sulla roccia, perché non possono essere consumate dall'ingiuria del tempo. Devono averle incise con la lma delle loro unghie divine.

Forse li possiamo ritrovare ancora sulle tavolette della Terra dei Due Fiumi. Oppure, tramandati dalla sapienza dei vecchi saggi. Nascosti sotto i geroglifici delle piramidi. O abbandonati nella bocca della sfinge, a Colono, o nell’antro della Sibilla, a Cuma, o nel tempio della Pizia, sacerdotessa di Apollo. 

O forse Fidia, o Prassitele le hanno sentite rimbombare sulla cima dell’Acropoli e ne sono stati rapiti. Forse in preda al loro effetto vivifico avranno avuto il dono di scolpire gli altorilievi del Partenone o le figure delle Cariatidi.

Non può neanche averle portate via l’aquila, che beccava il fegato del Titano, ogni nuovo giorno, affinchè, con dolore sentisse scorrere il lento ritmo del tempo.

E non possono essersi disperse con l’urlo disperato del dio a cui veniva divorata la carne. Non può essere disperato a tal punto, un titano.

Chissà se la sua  carne, il suo sangue, avevano, poi, lo stesso colore di quello di We, il dio della Babilonia millenaria, sacrificato da Enki per fare nascere, dalla polvere della terra mescolata allo spirito divino, l’uomo di carne e di sangue. 

L’aquila che ad ogni sorgere del sole osava beccare quelle carni incatenatele deve saperlo. Deve saperlo quel rapace che era posto ai servigi di Zeus, l'onnipotente discendente ionico degli dei di Sumer e d’Egitto.

E chissà se il coraggio di Prometeo fu pari a quello di We. Il sangue immortale degli dei fu donato per l’umile creatura di fango: chissà se il loro sangue ha avuto allora lo stesso prezzo che si dà oggi al sangue di un uomo.

 Chissà se il sacrificio di un dio ha lo stesso valore di quello di un uomo.

 Chissà.

 Chissà che storia ha saputo raccontare Mnemosyne, lassù, nei recessi del tempo, sul Caucaso.  

3 commenti:

jean.botquin ha detto...

Cela me plonge dans mes souvenirs vagues de la mythologie classique. Sacré bonhomme que ce Prométhée qui vola le feu aux entrailles de la terre et que Zeus ne parvint pas vraiment à punir puisque Hercules le sauva d'une mort horrible. Il va falloir que je prenne un cours d'italien et que je m'achète un gros dictionnaire pour goûter vraiment ton abondante littérature. Ton blog est intéressant et très beau, piero.

Paola Tassinari ha detto...

Chissà se il sacrificio di un dio ha lo stesso valore di quello di un uomo.......se ha lo stesso valore allora vale molto poco oggi non credi?

pierperrone ha detto...

No. Il sacrificio di un uomo è senza prezzo.
Lo so che vuoi essere provocatoria. Ed è vero che oggi la vita di un uomo può valere davvero molto poco (pensa a quanto morti sul lavoro, ogni giorno, per esempio- io lavoro per l'ente che si occupa di questo).
Ma un uomo, la sua vita, rimane senza prezzo. Nessuno può comprarla. Possono solo rubarla.

Jean, je ne connais le francais très bien pour traduire ce que tu appelle littérature. Peut etre que je suis trop adondante. Le blog est aussi un petit reve. Pour moi est une grande chose que toi et Paola e quelques autres amis aimez venir sur cettes pages. Merci a vous.