1 aprile 2009

ACUTEZZA D'INGEGNO

per la vita di Giorgio Gaber clicca sul titolo del post

Immagine da: http://www.agoramagazine.it/agora/IMG/gif/Giorgio_Gaber_nor-2.gif

In uno dei miei rari momenti di lucidità ho avuto un'illuminazione così folgorante che lì per lì mi ha spaventato: la libertà mi fa male, anzi malissimo.

Come mi piaceva la mia mamma quando mi diceva: "Guai a te!". Stupenda. E la maestra quando mi bacchettava le mani STOK! STOK!... certe nocche!
Eh, purtroppo quelle maestre lì non ci sono più e i bambini crescono con le mani belle lisce... ma deficienti!
Purtroppo anch'io, ormai da tempo, non ho nessuno che mi dica cosa "devo" fare. Posso fare quello che voglio. Sono rovinato. Perché è solo nella costrizione che si aguzza l'ingegno.
Mi spiego meglio. Un uomo in catene sa benissimo quello che vuole: vuole togliersi le catene. E allora lotta, ringhia, si dibatte, tende i suoi nervi, tira fuori tutta la sua energia e… SPRAAACK! Libero! "Sono libero, sono libero, sono libero!... sono libero!..." Oddio, come sono libero. E pian piano i muscoli della sua faccia si rilassano, si afflosciano, lasciando intravedere i chiari sintomi di una tristezza progressiva e infinita. Dopo un po'… ingrassa, anche.
Ma è chiaro: è la lotta per la libertà che fa bene. La libertà fa malissimo. A tutti.
Ma i danni maggiori si riscontrano e risultano più evidenti negli spiriti creativi, negli artisti, nei liberi pensatori.
Alt! Qui ci vuole la censura. Sì, un bel censore o addirittura, non mi vergogno a dirlo, un dittatore. Qualcuno che ci dica cosa dobbiamo fare e cosa non dobbiamo fare.
Sì, ma chi?
La mia maestra. La mia maestra, va lì da uno e... STOK! STOK! sulle dita. "Basta, sei un negato, non devi più scrivere". "Ma come non devo più scrivere, che libertà é questa? Io vado in America!" Bene. E così ci liberiamo di qualche cretino.
Siamo talmente preoccupati per il sopruso fatto su un singolo individuo che non ci preoccupiamo affatto per il sopruso che subiscono tutti gli altri individui costretti a sorbirsi una valanga di cazzate.
Se qualcuno mi domandasse se sia meglio una società repressiva dove un genio venga isolato e considerato un imbecille pericoloso, o una società libera dove qualsiasi imbecille pericoloso possa diventare un genio… non avrei dubbi, sceglierei sicuramente la seconda.
Ma con un po' di preoccupazione. Perché se abbiamo già sperimentato quanto faccia male una dittatura militare, non sappiamo ancora quanto possa far male la dittatura della stupidità.


Elogio della schiavitù

di Gaber - Luporini


1997 © P. A.

7 commenti:

Paola Tassinari ha detto...

Sai Gaber non lo conosco quasi per niente, troppo cabarettisitico per i miei gusti , di quando ero più giovane e dopo non l' ho mai seguito, ora dovrò colmare la lacuna. Questo scritto che hai presentato è una cosa su cui mi soffermo spesso , è una cosa che fa male, perchè la libertà è vita. Io non saprei vivere, ma sul serio sai , senza la libertà di pensiero . La libertà fisica è quasi inesistente, con le regole di oggi, che aumentano in maniera esponenziale è difficile vivere una libertà fisica in quanto la tua libertà finisce dove inizia quella dell' altro, io amando la libertà in maniera ossessiva ed avendone il più grande rispetto sono una schiava a vita perchè non ho la forza per conquistarmela, io vorrei conquistarla senza spargere dolore a nessuno e quindi è impossibile averla.E poi a forza di stare in gabbia ho le ali tarpate ( ho avuto un invito ad un "rave party" nel senso di una giornata " tuttarte" con un gruppo di giovani il cui motto è " pensa globale agisci locale" che è anche il mio credo, questi giovani trovano le mie immagini in sintonia coi loro lavori , il mio pensiero col loro, ma io non ho più l' energia, l' incoscienza , le ali ed ho declinato l' invito , sto con quelli della mia età anche se con le idee non mi ci trovo, quelli della mia età volente o nolente la maschera la usano ) Allora si vive senza libertà fisica, ma non si può vivere senza libertà di pensiero, anche se a volte ( molte volte) è meglio stare zitti perchè altrimenti vorranno prenderti anche questa ultima libertà.Libertà a volte mi chiedo perchè la ami così tanto, forse perchè da piccola scorazzavo nei campi e mi pareva di essere in un posto sconfinato, libertà che bel nome , libertà come oggi questo senso è cambiato, c'è chi in suo nome rende schiavo l' altro,no non con catene ma con fili d' oro, la gabbia è d' oro ed è più difficile fuggire, e la libertà la raggiunge solo chi non ha scrupoli . La smetto altrimenti chissà cosa scrivo, io i commenti li scrivo di getto senza rileggerli, devi prendermi come sono. Ciao
PS Altrimenti che libertà di pensiero sarebbe.

pierperrone ha detto...

Si la libertà. Si. Non si raggiunge mai. Mai del tutto.
E' un cammino senza destinazione finale.
Ma camminare è bello, perchè puoi andare dove vuoi, vedere quello che ti pare...
Poi trovi i confini, i limiti, le porte, i cancelli, i catenacci e le serrature blindate.
Già.
E' un pò triste, ma non possiamo raggiungere l'Assoluto.

Però mi fanno più tristezza quelli che si prendono prigionieri da soli, che si incatenano alle proprie paure, alla propria ignoranza, ai propri pregiudizi, al proprio vuoto e da quella prigione senza fondo, da quel tunnel senza luce urlano contro quelli che passeggiano all'aria aperta. Gli vorrebbero proibire di svoltare qualsiasi angolo. Ma lo fanno solo perchè hanno paura che si possa scoprire come sono vuoti dentro.

Tu cara Paola non fermarti mai, cammina sul tuo confine, passeggia un pò di qua e un pò di là. Parla con quei giovani artisti, vai a vederli, incontrali. Ma non farti prendere prigioniera nè da loro nè da te stessa.
Essere non più giovani offre quest'altra libertà, di poter capire meglio il mondo, di essere meno ingenui, meno raggirabbili.
E' meno romantica la nostra età, forse (se è romantico essere ingenui iidealisti), ma è ancora estremamente romantico essere innamorati del mondo, che si vuole scoprire andando a spasso liberi per le strade.

Paola Tassinari ha detto...

Però mi fanno più tristezza quelli che si prendono prigionieri da soli, che si incatenano alle proprie paure, alla propria ignoranza, ai propri pregiudizi, al proprio vuoto e da quella prigione senza fondo, da quel tunnel senza luce urlano contro quelli che passeggiano all'aria aperta. Gli vorrebbero proibire di svoltare qualsiasi angolo. Ma lo fanno solo perchè hanno paura che si possa scoprire come sono vuoti dentro.
SAi ho paura di essere diventata come queste persone, vuota dentro, quest' inverno ho dato una " botta" tremenda che mi ha distrutto tutto il mondo che mi ero creata, pieno di passione, di ideali, di piccole vittorie , di piccoli passi. Ora è già molto se ho rimasto la passione per il blog,in questi ultimi mesi ho avuto varie occasioni : un invito a teatro con scrittrici donne (quest' estate, avevo partecipato ad un concorso) un invito ad una mostra nazionale, che ho declinato,un invito ad una mostra locale che ho scartato, ed ora questi ragazzi , se fosse stata questa estate non avrei avuto timore di confrontarmi con loro. Dimenticavo , per il mio ego ferito, ho racimolato pure un ammiratore, ti ricordi quello della lettera? Ci siamo chiariti, ma lui è sempre molto gentile, non mi fa più la corte ma mi sostiene nei miei interventi e mi subissa di carinerie....ma non mi interessa nè lenisce il mio ego. La ricerca della libertà del "buono" mi ha distrutta, ammetterlo è già qualcosa, forse sono sulla via della guarigione, della ripresa delle mie battaglie, perchè sai tra il dire e il fare c' è un abisso ed io ora pensa non parlo neanche più , osservo. Mi dispiace Piero sono una palla, ma una palla, e subisci tu, queste cose con gli altri non le dico, già sono preoccupati perchè non ho più la mia "verve" figurati se gli vado a raccontare che forse non mi piace più dipingere, o meglio che lo trovo "vuoto". Basta , ti chiedo scusa , ti sto usando quasi come un diaro.Ciao.

Paola Tassinari ha detto...

Essere non più giovani offre quest'altra libertà, di poter capire meglio il mondo, di essere meno ingenui, meno raggirabbili.
Sono ancora io, non potevo non commentare questa frase. Ebbene, io "dentro" ho i miei 15anni, con un lavoro di introspezione, datomi dagli studi artistici, ho caparbiamente rimasto l' ingenuità, non sono una deficiente, ma lucidamente ho preferito mantenere l' ingenuità, considerandola un' ancora in questo mondo complesso, ero consapevole di andare incontro a batoste , ma le avevo messe in conto, fidando nella mia forza interiore. Ebbene l' ingenuità non funziona, l' ho dovuta buttare a mare, ma la sto ripescando, spero di riprenderla, perchè io voglio essere raggirabile, ma voglio catturare quelle persone che ancora ce l' hanno l' ingenuità.......sai quasi come i pazzi personaggi del film " centochiodi" sono loro quelli che mi interessava conoscere, col tempo ero riuscita a farmi un vestito di rispettabilità che mi permetteva di avvicinare queste persone senza attirarmi il discredito dei benpensanti... ma oggi non mi sento più ingenua e raggirabile e non mi piace per niente non esserlo più.....è finito forever young ....... Riciao

pierperrone ha detto...

Sei triste, oggi.
Sei triste, come poche volte.
Ma non devi esserlo.
Guardati dentro e guarda fuori.
Il bello c'è ancora.
E c'è ancora la libertà.

E' normale per chi ha l'animo d'artista sentire il peso del vuoto, perchè ha avuto la fortuna di provare la meraviglia che dona la creazione di un'opera d'arte.

Chi non ha provato quella meraviglia non conosce il vuoto. Non così bene come un animo d'artista.

Quando parlo dell'età di oggi, quella età che ci rende meno ingenuo ed indifesi non faccio che dire una cosa vera. Non desiderabile, anche triste e cattiva, a volte. Ma, Paola, è proprio così.
Certo, dentro conserviamo lo slancio ed il candore di sempre, dei dieci e dei quindici anni, dei venti e dei trentacinque.
Ma a fianco di quel candore c'è anche una linea di colore diverso, come una velatura che permette di guardare attraverso quel candore e scorgere sul fondo di quella baluginante luminescenza le tracce del tempo, le forme della vita, lo spessore delle cose.
Guai se non fosse così.
Eravamo spogli, acerbi, a quindici anni. In pericolo, se vuoi.

Oggi la libertà ce la dobbiamo conquistare.
Dentro, quella dentro intendo, ci costa il rezzo dell'essere realisti, del non abbassare lo sguardo di fronte ai giorni che passano. Ma quello sguardo ci trasmette anche fierezza, la fierezza che non conoscevamo a 15 anni.
La libertà esterna, quella civile, dobbiamo difenderla, oggi, con le unghie e con i denti. Con un pò di coraggio.

Il pensiero. Lo sai, io ci credo alla libertà di pensiero. La provo ogni volta che sento spuntarmi un punto interrogativo.

Anche tu, no? Tu che fai l'equilibrista sulle linee di confine. Che sono i posti più pericolosi, perchè non offrono nascondigli nè certezze.

PS. Per qualche giorno sarò fuori Roma, lontano dalla republicaindipendente.
Saluto tutti, quindi. Ma torno in tempo per fare gli auguri di Pasqua.

Paola Tassinari ha detto...

Mi mancherai.

floriana ha detto...

Invece io adoro Gaber, proprio perchè ritengo che sia uno dei pochi intellettuali veramente liberi.....

Non conosco tutto, ma bene solo quello che mi "rappresenta".

Complimenti a te Pietro per il tuo saper parlare.
Complimenti a te Teodorica perchè leggerti mi fa sentire leggera, io t'immagino come una farfalla che vede il mondo in maniera diversa da noi... artista per forza.

Ciao Pietro e Madame Butterfly