17 maggio 2009

CANTO DI CHI VUOLE ANDARE

Bisognerebbe partire da una poesia.
Bisognerebbe sempre partire da una poesia.
Partire. Per andare, dove, poi ?

Andare. Andare. Bisognerebbe andare.
Ovunque si avesse voglia di andare.
Già, avere voglia. Magari !

Bisognerebbe avere voglia. Voglia! Voglia!
Voglia. Come il respiro. Come il battito del cuore.
Una voglia che non si possa fermare!

Bisognerebbe partire da sè stessi.
Bisognerebbe partire sempre da s stessi.
Già, sè stessi. Magari!

Bisognerebbe essere sè stessi. Prima. Comunque.
Un volto. Una persona. Sè stessi.
Qualcuno. Bisognerebbe essere. Prima.

Qualcuno. Qualcuno. Bisognerebbe essere qualcuno!
Un pensiero. Un'idea. Un gesto.
Anche un gesto solo. Vivi. Vita !

Bisognerebbe compiere un gesto.
Bisgnerebbe sempre compiere un gesto. Prima.
Già, un gesto. Significativo. Magari, vivo.

Bisognerebbe accendere un fuoco.
Bisognerebbe comunque accendere un fuoco.
Un fuoco. Si, un fuoco.

Si, un fuoco. Ma un fuoco alto.
Un fuoco amico. Ma un fuoco alto è pericoloso.
Bisognerebbe controllarlo, il fuoco.

Bisognerebbe partire dal controllo.
Si, bisognerebbe sempre partire dal controllo.
Già, partire, controllare. Magari!

Bisognerebbe sempre controllarlo, il fuoco.
E partire non prima che sia finito di bruciare.
Già, finire. Perchè il fuoco brucia.

Bisognerebbe finire, prima di partire.
Partire. Prima di bruciare. Andare.
Già, partire. Bruciare. Andare.

Bisognerebbe disperdere la cenere.
Bisognerebbe sempre essere pronti a disperdere la cenere.
Già, la cenere. Il fuoco è spento.

Ma da dove viene, la cenere? Bisognerebbe. Sapere.
Bisognerebbe sapere, sempre. Da dove viene. La cenere.
Già, bisognerebbe sapere. Sempre.

Sapere. Sapere. Bisognerebbe sapere.
Sapere. Ascoltare. Raccontare. Essere insieme.
Già, insieme. Essere insieme.

Bisognerebbe essere insieme.
Bisognerebbe sempre essere insieme.
Già, insieme. E raccontare. Ascoltare.

Bisognerebbe partire da una poesia.
Bisognerebbe. Ascoltare. Raccontare. Essere in tanti.
Già, una poesia. Magari una bella poesia. In tanti.

Al fuoco. Bisognerebbe leggere. Al fuoco.
Bisognerebbe sempre leggere. Al fuoco. Di notte.
Già, di notte. Al fuoco. Con le stelle.

Bisognerebbe guardare il cielo.
Bisognerebbe sempre guardare il cielo.
Già, il cielo. Le stelle. E il fuoco.

Bisognerebbe guardare le stelle.
Bisognerebbe sempre guardare le stelle. E andare.
Già, andare. E dove, poi?

Bisognerebbe andare, dài.
Bisognerebbe sempre sapere dove andare.
Andare. Già. Liberi, magari!

Bisognerebbe essere liberi.
Bisognerebbe sempre essere liberi.
Già, liberi. Sapere. Andare.......

Un brivido. Bisognerebbe sempre sentire un brivido.
Liberi. Andare. Ascoltare. Raccontare. Bisognerebbe.
Liberi, poi! Un brivido. 

Bisognerebbe provare la scossa di un brivido.
Bisognerebbe sempre provare la scossa di un brivido.
Bisognerebbe. Liberi. Magari!

Robinson smise di fantasticare. Alzò lo sguardo. In cielo erano brillanti milioni di stelle ed il fuoco era ormai quasi spento accanto alle sue gambe. Ma non sentiva freddo. Un brivido, si lo aveva percorso. Gli aveva attraversato la schiena. No, la coscienza, sembrava più appropriata quella strana parola. Si strana. Strana, strana, perchè lì, sull'isola, era da solo, da tanti anni. Era soravvissuto. Grazie al suo ingegno. Alla sua buona sorte. Al suo coraggio. Grazie alla speranza ce non lo aveva mai abbandonato. 
Si era solo. Solo lui, sull'isola. Minuscola, l'isola. Ma ricca. Ricca di acqua dolce. E di frutta rigolgiosa. E di animali. 
Il vecchio galeone, gli sembrava di ricordare, o era una goletta, o una baleniera...  comunque, la nave era affondata in quella terribile tempesta, sotto quello sbuffo di acque altissime che sembravano lo spruzzo di milioni di balene...
Neanche il nome si ricordava più bene. Il nome che gli era stato dato da bambino.
Robinson. Si era dato quel nome, sull'isola, per potersi riconoscere. Ma era un nome ... di letteratura. Il nome di un personaggio di un vecchio libro. Che parlava di un naufrago... Robinson...
;a forse, gli pareva di ricordare, ogni tanto, lo chiamavono Achab.
Era un nome terrible, lo sentiva. Il nome di un personaggio importante. Deciso. Assoluto.
E la parola balena gli dava sempre un brivido, quando gli passava per la mente...
Achab...
Ma non aveva il coraggio.
Doveva andare. Si andare. Doveva. Proprio. 
Doveva raccontare a qualcuno la sua storia. 
Doveva ascoltare. Soprattutto ascoltare. Si, avrebbe dovuto.
Di notte. Sotto le stelle. Davanti al fuoco. 
Gli aveva dato i brividi, il fuoco, la prima volta. La ricordava bene quella belva indomita, che divorava le sue cose, le sue carni, il suo nome...
Il fuoco di una granata incendiaria lanciattta dai pirati. Forse. Mentre cercava di catturare una balena bianca. la più grande, la più potente. 

Oramai il fuoco era spento. 
Albeggiava.
Robinson. O Achab. Si voltò verso l'immenso orizzonte che cominciava abiancheggiare sul mare.
Notò un soffio, sull'acqua.
Una balena, forse.
O la scia di fumo di una nave, che arrivava per accoglierlo.

I corpi degli uomini neri giunsero a riva quando il sole era ormai alto nel cielo. Erano carne spenta. Come la cenere del fuoco. Non avevano potuto aspettare. Corpi disfatti, consumati dall'acqua e dagli squali.
Corpi senza voce. Senza nome. Senza volto. Corpi senza più padrone. Carne per i pesci. 

4 commenti:

Paola Tassinari ha detto...

Carne per i pesci.......sei stato tenero ed incisivo con la tua poesia /racconto e poi terribile ma vero ...carne per i pesci ......non scopriremo mai il senso della vita sino a quando ci saranno uomini scannati e miserabili ed uomini osannati e superpotenti, non meriteremo di capire il perchè della nostra vita sino a quando non ci rispetteremo ed ameremo l' un l' altro.Ciao.

pierperrone ha detto...

Si, bisogna riscoprire il senso delle cose, degli uomini, della vita, ecc...

PS. Stasera sono su un computer a prestito. ho problemi col mio.
A presto

jean.botquin ha detto...

Je suis en admiration devant la quantité de tes messages et ton travail. Combien d'heures par jour ?

pierperrone ha detto...

Mon ami,la soirèe, après le dîner, moins que deux heures. Plus ou moin de 8,30 - 8,45 p.m. à 10.15 p.m. Habituellement à dix heure et demi je suis dans le lit. Je vais me coucher tôt... Oui, mais beaucoup de fois j'ai seulement le devoir de copier quelque oeuvre dejà célèbre... Lorsque je suis inspirè d'ecrire quelque chose directement, comme dans les derniéres soirèes je commence sans savoir où l'on pourrait arriver. Peut etre qu'il soit une failure... alors je doive supprimer le tout...
Mais at ce moment je sais que mes ecrits sont seulement des soirèes avec des amis...
J'aimerais publier mes choses, mais je sais que je n'ai jamais travaillèe variment pour cela. Des fois, j'ai eprouvèe avec la revue du travail et il est reussit. J'ai aussi quelques articles (deux, pour la precision) qui ne sont pas adaptes pour la revue. CependantuUn autre article est en train d'etre poubliè sur la revue... et un autre est en gestation...
C'est tout... naturellement dans ce period mon travail est presque calme; il est dans le bureau des Contrôleurs des comptes de l'Institut. Ici je doive composer (drafter?) les textes des relations... et ainsi j'ai le temp pour me trainer d'ecrire e pour mediter (s'il serait jamais possible)...