7 maggio 2009


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L'OCCHIO SULLA MODERNITA'
Il consumismo e la paura 
di diventare degli esclusi hanno
trasformato il nostro vivere
in un eterno presente


Stephen Bertman ha coniato le espressioni «cultura dell’adesso» e «cultura della fretta» per indicare il modo in cui si vive nel nostro tipo di società. Si tratta in effetti di espressioni adeguate, particolarmente adatte ad esprimere la natura della condizione umana nella modernità liquida. Intendo suggerire che, più che per qualsiasi altro aspetto, tale condizione si caratterizza per la sua (finora inedita) rinegoziazione del significato del tempo. 

Nella società dei consumi della modernità liquida il tempo non è né ciclico né lineare, come normalmente era nelle altre società della storia moderna o premoderna. Intendo mostrare che esso è invece puntillistico, ossia frammentato in una moltitudine di particelle separate, ciascuna ridotta a un punto che sempre più si avvicina all’idealizzazione geometrica dell’assenza di dimensione. Come certamente si ricorda dalle lezioni di geometria a scuola, i punti non hanno lunghezza, larghezza o profondità. Essi esistono, si è tentati di dire, prima dello spazio e del tempo, quando sia lo spazio che il tempo devono ancora avere origine. Ma come accade per quel punto unico che, come postula la più aggiornata cosmogonia, precedette il Big Bang da cui ebbe inizio l’universo, si ritiene che ciascun punto contenga un potenziale di espansione infinito e infinite possibilità che attendono di conflagrare, se correttamente innescate… Si ricordi inoltre che in quel «prima» che precedette l’eruzione dell’universo niente poteva offrire il più tenue indizio che il momento del Big Bang si stava avvicinando. Gli studiosi di cosmogonia ci dicono moltissime cose su ciò che è accaduto nelle prime frazioni di secondo dopo il Big Bang. Ma mantengono un detestabile silenzio riguardo ai secondi, ai minuti, alle ore, ai giorni, agli anni o ai millenni prima…continua..... 

2 commenti:

Floriana ha detto...

Ciao Pietro, io oggi ho riassaporato il tempo delle stagioni, dove tutto scorre in un ordine preciso, compiti programmati dalla natura.
Ho partecipato alla Festa della tosatura insieme ai miei alunni, abbiamo visto all'opera abili mani che liberavano le pecore dal loro involucro di lana. Abbiamo bevuto l'acqua dalla fonte pura, fresca che i bambini hanno preferito alle loro bibite "moderne"....

E' stato bello. La natura scandisce i suoi tempi e noi creature cittadine siamo troppo presi dalla "cultura della fretta" per percepirli. Fonte inesauribile di energia è riassaporare queste azioni calme, dettate dalle stagioni. Bello il tuo post. Ciao Pietro a presto.

Paola Tassinari ha detto...

La corsa raggiunge la sua massima intensità quando si corre da un punto (che ci ha deluso, ci sta deludendo o sta per deluderci) a un altro (ancora non testato). Si dovrebbe tenere bene a mente l’amara lezione di Faust, sprofondato all’inferno mentre desiderava che l’attimo durasse per sempre solo perché era bello.......
Si sprofonda all' inferno anche mentre si sta vivendo un attimo doloroso.Il punto è che oggi dobbiamo occupare tutto il nostro tempo, dobbiamo vivere intensamente l' attimo, acchiappare tutto, provare ogni senzazione, abbandonare il veccho per il nuovo , il quale appena si raggiunge è già passato, e quindi sempre di corsa ........con l' illusione di beffare qualche attimo alla morte, per me è solo questo......correre , correre come nella canzone di Vecchioni " Samarcanda" per cercare di evitare la morte gli corri in bocca. Ciao e buon fine settimana.