2 novembre 2009

GRIDO VERSO ROMA - Garcia Lorca

http://personal.telefonica.terra.es/web/medicina/Federico_Garcia_Lorca.html

Mele leggermente ferite da sottili spadini d’argento
nuvole strappate da una mano di corallo che porta sul dorso una mandorla di fuoco
pesci di arsenico come squali
squali come gocce di pianto per accecare una folla
rose che feriscono
e aghi installati nei tubi del sangue
mondi nemici e amori ricoperti di vermi
cadranno su di te. Cadranno sulla grande cupola
che unge d’olio le lingue militari
dove un uomo orina su una splendente colomba
e sputa su carbone masticato
circondato da migliaia di campanelli.

Perchè non c’è più chi divida il pane e il vino
nè chi coltivi erbe nella bocca del morto
nè chi apra i lini del riposo
nè chi pianga per le ferite degli elefanti
Non c’è altro che un milione di fabbri
che forgiano catene per i bambini che verranno.
Non c’è altro che un milione di falegnami
che fanno bare senza croce.
Non c’è altro che un affollarsi di lamenti
che si aprono le vesti in attesa del proiettile.
L’uomo che disprezza la colomba doveva parlare
doveva urlare nudo fra le colonne
e farsi un’iniezione per prendere la lebbra
e piangere un pianto talmente terribile
da sciogliere i suoi anelli e i suoi telefoni di diamante.
Ma l’uomo vestito di bianco
ignora i misteri della spiga
ignora il gemito della partoriente
ignora che Cristo può dare ancora acqua
ignora che la moneta brucia il bacio prodigioso
e da il sangue dell’anello al becco idiota del fagiano.
I maestri indicano ai bambini
una luce meravigliosa che viene dal monte;
ma quel che giunge è un raduno di cloache
dove urlano le oscure ninfe del colera:
I maestri indicano con devozione le enormi cupole suffumicate;
ma sotto le statue non c’è amore,
non c’è amore sotto gli occhi di cristallo definitivo:
L’amore sta nelle carni lacerate della sete,
nella capanna minuscola che combatte con l’inondazione;
l’amore sta nei fossi dove combattono le serpi della fame,
nel triste mare che culla i cadaveri dei gabbiani
e nello scurissimo bacio pungente sotto i guangiali.
Ma il vecchio dalle mani trasparenti
dirà: amore, amore, amore,
acclamato da milioni di moribondi;
dirà: amore, amore, amore,
fra i drappi frementi di tenerezza;
dirà: pace, pace, pace,
fra il brivido dei coltelli e meloni di dinamite;
dirà: amore, amore, amore,
finchè le labbra gli diventeranno d’argento.
Intanto, intanto, ahi!, intanto,
i negri che portano via le sputacchiere,
i ragazzi che tremano sotto il terrore pallido dei direttori,
le donne affogate in olii minerali,
la folla di martello, di violino o di nuvola,
dovrà gridare anche se le romperanno la testa contro il muro,
dovrà gridare di fronte alle cupole,
dovrà gridare pazza di fuoco,
dovrà gridare pazza di neve,
dovrà gridare con la testa piena di escremento,
dovrà gridare come tutte le notti insieme,
dovrà gridare con voce così straziata
finchè le città non tremino come bambine
e spezzino le prigioni dell’olio e della musica.
Perchè vogliamo il nostro pane quotidiano,
fiore d’ontano e perenne tenerezza sgranata,
perchè vogliamo che si compia la volontà della Terra
che dà i suoi frutti per tutti.

Postato in Paola Turci il Ottobre 23rd, 2008

GRAZIE PAOLA

2 commenti:

Paola Tassinari ha detto...

Mi piace molto l' immagine che riprende " lo spinaro" dei Musei Capitolini ( se non sbaglio), mi piace perchè mi fa pensare ....togliermi la spina......togliere il problema....da noi in Romagna diciamo ...Santa Liberata.....sarebbe proprio bello.
Ho letto la poesia, l' ho trovata amarissima,ho pensato a quanto sia diverso l' universo femminile da quello maschile.....infatti vi ho colto solo amaro.....sono reduce dal blog di Ector49 ed anche lì ho trovato dell' amaro....amaro che a me risulta incomprensibile......urge chiarezza.....aprimi un po' la mente mia che se ne sta ottusamente chiusa.
Ciao.

pierperrone ha detto...

Ho riportato la poesia di Lorca, amarissima, davvero, perchè...
ti rispondo con un post in prosieguo a quello di ieri sera...