3 novembre 2009

segue.. GRIDO VERSO ROMA (F. G. Lorca)


Il Grido di Garcia Lorca verso Roma è una poesia davvero amarissima, cara Paola.
Ho pubblicato questo urlo della coscienza perchè...
Sono andato a passeggio, domenica mattina, girando per le stradine di Roma tra il Colosseo e i Mercati di Traiano, alle spalle dei monumenti più famosi della città.
Mi piace quella zona, di piccole viuzze, scalinate, stradine con i palazzi d'epoca, ricoperti d'edera, che in questa stagione è quasi rossa, più che verde. Cariatidi affaticate reggono i balconi dei palazzi dei nobili dei secoli d'oro della città, mentre la torre delle Milizie fa l'occhiolino alla torre di Marchione appoggiata al palazzo del Grillo.
Lì di fianco, a pochi passi dalla casa che ospitò il famoso comico Ettore Petrolini, reso celebre - o che rese celebre, chissà - da Alberto Sordi, ci sono i resti ancora vigorosi delle colonne del tempo di Artemide, le piazze dei fori di numerosi imperatori romani e la magica residenza dei Cavalieri di Rodi, l'ordine cavalleresco che resta oggi ancora vivo. Residenza che ha non solo la magia di essere edificata sopra le mura ancora robuste di una chiesa costantiniana, ma anche quella di avere un balcone, una terrazza, che affacciano direttamente sulle porte della Storia, mentre un moncone di scalinata si sporge verso il tempo che non tornerà più, lanciando dall'ultimo scalino l'incantesimo che porta il giorno he stiamo vivendo indietro, più indietro di quanto i nostri sensi possano immaginare...
Ecco, me ne andavo a passeggio così, sbirciando le dritte colonne di candido marmo che sporgono dal pavimento dei secoli, neanche si trattasse delle magnifiche gambe atletiche di qualche ballerina impegnata nel valzer delle ore... me ne andavo a passeggio così, con la macchina fotografica in mano e l'auricolare nelle orecchie.
Poesia, ispiravano quelle strade, quelle pietre, il marmo incorrotto dal tempo. Poesia ascoltavo dalla cuffia del walkman.
Poesia. La poesia della Città Eterna negli occhi, la poesia di Lorca nelle orecchie...
Poi, risalito dalla salita del Grillo, per non voltare dalla parte che conduce, a pochi passi, all'ufficio dove trascorro i giorni della settimana lavorativa, non amo passare lì davanti, quando è festa, quando non si lavora, per non girare da quella parte, sono salito per la piazza del Quirinale, davanti al palazzo della Consulta, di fianco alla fontana dei magnifici Dioscuri che accompagnano i cavalli di candido marmo ad abbeverarsi. E buttavo, così, passando, uno sguardo nel cortile della Consulta, piantonato da n milite un pò annoiato, era giusto, di domenica mattina. E mentre andavo avanti, crogiolandomi al sole tiepido della mattinata autunnale, accarezzavo con gli occhi i giardini del Quirinale ornati dallo splendido piumaggio del corazziere di guardia, avevo nelle orecchie il Grido verso Roma.
Il pensiero, passando davanti a quell'immensa piazza sporta su uno dei panorami più belli di Roma, mi è andato ai fasti papalini che i Dioscuri per qualche secolo avevano vegliato di lì. Alle processioni di fedeli della sacra pantofola che accompagnavano la sedia gestatoria portata a spalla dai nobili delle Palle Nere e che di lì entravano nel portone oggi ingresso del Colle più alto di Roma. Pensavo alle cappelle cardinalizie arricchite da affreschi e dipinti. Ai cenotafi di marmo pregiato. Alle opere delle mani dei più sommi maestri d'arte che il genio italico ha saputo donare alle schiere di papi e cardinali che hanno abitato il palazzo di Monte Cavallo. Ho pensato all'oro e a tutti i reliquiari preziosi che adornano ancora oggi soffitti, pareti ed altari delle baroccherie ecclesiastich. Ori, argenterie, preziosi cristalli, gemme pregiate, che invece di regalare sollievo a chi patisce la fame, restano lì inerti, a rinverdire le glorie terrene nei secoli dei secoli.
Amen.
E mai un urlo mi è sembrato più chiaro, più preciso, più puntuale dei versi di Federico Garcia Lorca. Di questi versi.
Le sue parole, mi sono sembrate subito chiare. Il suo bisogno d'amore per gli uomini di tutto il mondo, le sue maledizioni contro chi doveva gridare al mondo intero "amore, amore, amore...", ed è invece restato cieco. E sordo. E muto. Il suo pianto, ha lacrimato dentro di me. La sua rabbia, il suo livore, la sua disperazione, il suo dolore, la sua sofferenza, il suo terrore, la sua sorpresa, il suo trasalimento, la sua incomprensione, il suo rifiuto, la sua denuncia, la sua compassione, le sue parole, i suoi versi, la sua poesia, il suo grido verso Roma, sono esplosi dentro di me. E mai, mai, mai, la rassegnazione.
Quei versi mi sono sembrati chiari, naturali, puntuali, tempestivi, diretti al giusto bersaglio.

Avrei voluto pubblicare sul blog la recitazione di Massimo Popolizio, che con la voce rotta dall'emozione recitava i versi di Federico. Ma non ci sono riuscito ed ho dovuto ripiegare sulla versione scritta.
Ci proverò ancora, come ci ho provato ieri sera, perchè l'emozione della recitazione è stata davvero grande, e magari, se riesco, aggiungerò anche qualche immagine.....

3 commenti:

Paola Tassinari ha detto...

E quindi cosa ti è successo ?......hai pensato tanta bellezza, e voi , voi che state là dentro,che dovete darci l' esempio....che fate?
A me è successo con le chiese di Roma, perchè vedi a Roma, secondo il mio spirito estetico,i monumenti dell' antica Roma rivaleggiano con i simboli della Chiesa, ma i simboli laici dal 1860 in qua non hanno "spessore" e la chiesa " vince"
Ma quando ho visto la chiesa trionfante , così tronfia d' ori, non mi è piaciuta per niente, lì dentro lo Spirito non c' era.
Ciao Piero.

pierperrone ha detto...

cara Paola, quello che ho scritto è impreciso davvero. Me lo sono riletto stamattina dall'ufficio e mi sono accorto di uno strafalcione che ha modificato il senso di quello che volevo dire; ma da lì non posso entrare sul blog ed intervenire, modificare o alcunchè. Lì si lavora. Parbacco. Ammazza i fannulloni!!!
Adesso entro nel post e lo correggo.
Così potrai commentare, se vuoi, meglio.
Ma sono d'accordo abbastanza con quello che hai detto.
I simboli laici dello Stato non hanno spessore. O meglio, dal 1929, dal concordato fra Mussolini e la Chiesa i valori laici di Cavour e dei patrioti risorgimentali, sono stati annacquati, fino a ridurre lo Stato italiano ad una appendice d'Oltretevere, come dimostra la viscida ed ipocrita reazione del Governo, in questi giorni, contro la sentenza della Corte Europea (la stessa corte alla quale vuole appellarsi il berlusca per far valere i suoi presunti diritti) contro i corcefissi nelle aule scolastiche.
E le chiese di Roma, tutte barocche, o quasi. Tutte col soffitti a cassettoni istoriati e lavorati, li altari con l'innalzamento al Paradiso, con quadri seicenteschi o su di lì, dorate e rossicce, trionfanti e piene d'ori, proprio uso le tue parole, quelle chiese non sono belle. Neanche la chiesa delle chiese, San Pietro, la più grande di tutte le chiese cristiane, come un pò pacchianamente mostrano le misure delle "concorrenti" in ottone dorato piantate sul pavimento monumentale, mi piace. Ostenta ricchezza, potenza, potere terreno. Non ci abita lo Spirito, lì dentro. Come non abita nei territori dello Stato Pontificio , nei quali si esercita un potere temporale che Lui, il Cristo mai ha voluto fare suo. E in quei territori si svolgono i commerci con le banche, si amministra il potere sui beni terreni, si sottomette al potere delle Santità la debolezza delle anime dei poveri cristi.
No, proprio non mi piace quella ostentazione.
Qualche chiesa bella c'è ancora, sfuggita ai furori della Controriforma e dei frati inquisitori domenicani ed i loro avvocati gesuiti della fede. Perchè una cosa mi piace, della Chiesa, della comunità dei fedeli, il fatto che fra i fedeli e fra i loro sacerdoti del culto ci sono anche molti uomini giusti e pii. A loro rivolgo i miei pensieri quando penso al Dio ed a quello che può esserci sopra di Noi.

Paola Tassinari ha detto...

Bè Piero...avevi saltato un pezzo, ma il mio commento era stato profetico, lì sono andata a colpire.
Sono reduce da un pomeriggio in compagnia di Carlo Sini (spiegava Spinoza)....tutto molto bello, le virtù laiche, l' amore, la pietà, la comprensione, l' accettare la vita per quela che è nella sua finitezza, fare con quello che si ha,accettando l' altro per quello che è, fare leggi etiche sempre più avanzate....oh sì le leggi sonpo state fatte ma la loro ossevazione? Ma dove ci sta portando questo laicismo di lassez faire tutto quello che si vuole, non esiste il libero arbitrio se non esiste come si può realizzare se le regole non servono perchè calpestate ed oggi chi segue le regole è maciullato e schiacciato e deriso? Io trovo scampo in una specie di misticismo regresso, antropologico, e secondo ciò che ha spiegato Sini su Spinoza , quello che faccio io non può provocarmi che infelicità.Ma Piero che ti devo dire se non riusciamo ad essere spirituali e trascendenti come facciamo ad osservare le regole solo per sè stesse? Infine cosa ha combinato Nietzsche con l' oltreuomo, va bene che lui non intendeva creare il nazismo, ma di fatto è accaduto, così è successo con Marcuse ed il "68, marcuse certo non intendeva con la liberazione dai tabù quello che sta succedendo oggi........boh Piero io non ci capisco più niente, ottusa, mi interrogo senza trovare risposte, sono diventata un punto interrogativo camminante..... mi viene in mente Levi-strauss....o si accetta non pensandoci e indorandoci quello che è, o ci si suicida o si fa l' eremita.Però, però, però.......io voglio volare.
Scusa la lungaggine, sono riflessioni, però, però, Gaetano ad esempio vola. E tu cosa ne pensi del volare?