5 aprile 2009

ANNUNCIAZIONE

Mentre Michelangelo stava  dipingendo il Giudizio Universale deve aver vissuto un momento memorabile. 
I suoi pensieri, in quell'istante,  sicuramente sono stati sconvolti da quello che stava avvenendo. 
Il prossimo movimento del pennello, o della spatola, avrebbe scandito il passaggio ad una dimensione preclusa a qualsiasi altro vivente.
 
Lo stesso momento impensabile ha attraversato la vita di altri artisti, pittori, scultori, poeti, musicisti.
Solo gli artisti hanno potuto vivere un'esperienza di così grandiosa potenza.  

Un pensiero simile avrà attraversato la mente del dio quando, immersa nella sua volontà creatrice, ha scorto dentro di sè l'attimo della creazione.
Dev'essere stato un istante. Eterno, ma pur sempre una infinitesima frazione di quell'eterno che avvolge il dio nella sua immutabile, perenne ed onnipotente scienza divina.

Il dio, sentendo sussultare la Terra sotto il lampo della creazione deve aver pensato ad uno dei mille peccati che vengono chiamati imperfezioni cha caratterizzano la vita del creato.
Una impercettibile scossa deve aver fato increspare la sua imperturbabilità. Come un sasso che rotola prima di fermarsi, sollevando uno sbuffo di polvere. Come una goccia, una dei milioni che schiaffeggia il suolo sotto un temporale.

No. Forse il dio, nella sua scienza imperturpabile aveva trascurato quel minimo moto. Frutto, forse più dell'immaginazione occupata a contemplare losvolgersi senza fine del tempo senza inizio.
Le cose, gli oggetti, gli attimi, le vite, devono essersi, per un attimo, sentite abbandonate, in quel momento di distrazione del dio.

Poi tutto sarà tornato alla normalità.
Salvo che sulla Terra.
Lì, un attimo senza spazio poteva podurre conseguenze senza fine.
Amore o dolore avrebbero potuto schiantare il cuore di poveri esseri nudi ed inermi.
Il sorriso, si, anche quella smorfia avrebbe scosso il respiro di quelle menti sensibili e fallaci.

Ma Michelangelo, devo tornare a Michelangelo. Ed agli altri artisti.
Penso a Michelangelo, mentre esitava, in quell'attimo che gli sarà sembrato senza fine.
Anche Giotto.
Anche tanti altri.
Schiller, col suo Inno alla Gioia.
O Beethoven, il compositore sordo che sarà restato in gelida attesa, prima di mettere sul pentagramma la nota che avrebbe dato il colore alla sua Creatura.
E tanti altri, anche nei tempi più remoti.

Penso a Michelangelo.
Mi calo nei suoi pensieri.
Vi prego, estendete questo pensiero a tutti gli atri artisti, grandi e famosi, o piccoli e sfortunati.

Penso a MIchelangelo, sospeso sulla sua precaria struttura in legno, alla penombra delle torce, fra le pareti odorose d'incenso nella Cappella Sistina.
Il colore gli colava sulle mani. Gli accecava gli occhi. Gli bruciava il cuore.
Avrà tremato, la sua mano fermissima.

Un attimo.
Un attimo.

Il suo segno stava per incidere l'eterno.
No. Non è esatto dirlo così.

Il suo segno stava per incidere l'Eterno.
L'Eterno.
L'eterno no. E' sbagliato. E' blasfemo. E' una vile bestemmia. 
Lì, nella casa del dio, sotto gli occhi del papa,  tra le grinfie dei cardinali porporati.

Il suo compito d'Artist attingeva all'Infinito.
Aveva il potere di dare forma all'Innominabile. 
Alla Potenza. 
Alla Forza. 
All'Onnipotenza. 
All'Eterno. 

La sua forza era al culmine dello spasimo.
I muscoli tesi gli dolevano. 
Immobili, le dita altrimenti sciolte, esitavano.
Il carboncino scivolava, senza lasciare alcun segno sulla parete di candore virginale.
Lui, che avrebbe lasciato il segno perenne della forza dell'Uomo, tremava ora.

Lui, lui, aveva quel compito supremo.
Nessun altro, se non un Sacerdote dell'Arte, aveva mai osato tanto.
Nessuno aveva avuto, tra gli uomini, un potere così grande, se non un Artista.

Tremava.
Sudava.
Esitava.
Si domandava.

Che colori poteva impiegare?
Quali forme?
Quali contorni?
Che segni?

Era allo stremo.
Gli parve di svenire.

Lo trovarono riverso. 
La spalla spezzata.
Svenuto.
A terra, caduto, il Maestro.

Sulla parete c'era il primo segno del suo carbone. 
La prima impronata delle lacrime dei suoi occhi.
Occhi abituati a distillare il colore.
Oggi distillavano lacrime.
 

Nel suo letto ancora era in lacrime, distrutto.
Al buio.
Chiamava, urlava.
I suoi amici pensavano al dolore tremendo della sua spalla spezzata.

Piangeva.
Invocava la morte.
Il Buio.
L'Oblio.

Era senza forze più, lui, il sommo.

Ebbe il Diavolo, al fianco, in quelle ore.
A lui confidava il suo terrore.
Il suo umile cuore tentennava.
Al Demonio imprecava.

"Ma quale Uomo,
o Dimonio,
ha dovuto mai essere vittima tua,
così impunemente?
Io, io,
umile servitore di Dio?
Tu hai osato infliggermi un tale sacrificio?
Non esiste allora un dio che contenga il tuo Male?"

Ed il Dimonio, Lucifero, il Diavolo, il Male, la Tenebra,
risposero a lui.
Umile pintore.
Mano divina.
In mille voci sorsero dall'Abisso.
Gli echi dei Morti, di quelli che furono.
La Terra stessa implorò.
La Polvere si stese ai suoi piedi.

"Tu, divino.
Tu, Divino Michelangelo
hai dato fattezze al nostro Dio.
Gli hai dato Colori, fome, movenze, parole, suoni.
L'hai tratto dal Nulla.
L'hai portato sulla Terra Reale.
Gli hai dato Carne, Spirito, Verbo!
Tu, o Creatore!!".

Ed il sonno lo vinse.


1 commento:

Paola Tassinari ha detto...

Michelangelo per me il più grande artista di tutti i tempi, ma quell' arte, quella bellezza che ci ha lasciato, lui l' ha pagata a caro prezzo. Credo che l' inquietudine, il tormento che aveva dentro di sè fosse pari alla potenza delle sue opere. Sai non ho mai visto dal vero la Cappella Sistina , le volte che sono venuta a Roma, c' era sempre una fila lunghissima , e gli alrti che erano con me non hanno voluto apettare. Ma non mi dispiace non averla vista così ho ancora nella mia maturità un ' emozione da provare. Ho visto però la Cappella Medicea a Firenze e questa opera funeraria di Michelangelo mi ha colpito talmente tanto che ho avuto la sindrome di Stendhal, anelavo a trovare un' opera che mi facesse provare tale emozione,.... una specie di estasi , un momento fermo nella mia memoria come una pietra. Tu hai reso bene col tuo scritto la forza di Michelangelo, il grande depresso . Un abbraccio.

PS mi dispiace veramente moltissimo che non sei partito .