5 giugno 2009

4 GIUGNO 2009 IL DISCORSO DI OBAMA AL CAIRO

Sono onorato di essere qui al Cairo, in questa città senza tempo, e di essere ospite di due importantissime istituzioni. Da oltre mille anni Al-Azhar rappresenta il faro della cultura islamica e da oltre un secolo l'Università del Cairo è la culla del progresso dell'Egitto. Insieme, queste due istituzioni rappresentano il connubio di tradizione e progresso.

Sono grato di questa ospitalità e dell'accoglienza che il popolo egiziano mi ha riservato. Sono altresì orgoglioso di portare con me in questo viaggio le buone intenzioni del popolo americano, e di portarvi il saluto di pace delle comunità musulmane del mio Paese: assalaamu alaykum.

Ci incontriamo qui in un periodo di forte tensione tra gli Stati Uniti e i musulmani in tutto il mondo, tensione che ha le sue radici nelle forze storiche che prescindono da qualsiasi corrente dibattito politico. Il rapporto tra Islam e Occidente ha alle spalle secoli di coesistenza e cooperazione, ma anche di guerre di religione e di conflitti. In tempi più recenti, questa tensione è stata alimentata dal colonialismo, che ha negato diritti e opportunità a molti musulmani, e da una Guerra Fredda nella quale i Paesi a maggioranza musulmana troppo spesso sono stati trattati come Paesi che agivano per procura, senza tener conto delle loro legittime aspirazioni. Oltretutto, i cambiamenti radicali prodotti dal processo di modernizzazione e dalla globalizzazione hanno indotto molti musulmani a considerare l'Occidente ostile nei confronti delle tradizioni dell'Islam.

Violenti estremisti hanno saputo sfruttare queste tensioni in una minoranza, esigua ma forte, di musulmani. Gli attentati dell'11 settembre 2001 e gli sforzi continui di questi estremisti volti a perpetrare atti di violenza contro civili inermi ha di conseguenza indotto alcune persone nel mio Paese a considerare l'Islam come inevitabilmente ostile non soltanto nei confronti dell'America e dei Paesi occidentali in genere, ma anche dei diritti umani. Tutto ciò ha comportato maggiori paure, maggiori diffidenze.

Fino a quando i nostri rapporti saranno definiti dalle nostre differenze, daremo maggior potere a coloro che perseguono l'odio invece della pace, coloro che si adoperano per lo scontro invece che per la collaborazione che potrebbe aiutare tutti i nostri popoli a ottenere giustizia e a raggiungere il benessere. Adesso occorre porre fine a questo circolo vizioso di sospetti e discordia.

Io sono qui oggi per cercare di dare il via a un nuovo inizio tra gli Stati Uniti e i musulmani di tutto il mondo; l'inizio di un rapporto che si basi sull'interesse reciproco e sul mutuo rispetto; un rapporto che si basi su una verità precisa, ovvero che America e Islam non si escludono a vicenda, non devono necessariamente essere in competizione tra loro. Al contrario, America e Islam si sovrappongono, condividono medesimi principi e ideali, il senso di giustizia e di progresso, la tolleranza e la dignità dell'uomo.

Sono ora cosciente che questo cambiamento non potrà avvenire nell'arco di una sola notte. Nessun discorso o proclama potrà mai sradicare completamente una diffidenza pluriennale. Né io sarò in grado, nel tempo che ho a disposizione, di porre rimedio e dare soluzione a tutte le complesse questioni che ci hanno condotti a questo punto. Sono però convinto che per poter andare avanti dobbiamo dire apertamente ciò che abbiamo nel cuore, e che troppo spesso viene detto soltanto a porte chiuse. Dobbiamo promuovere uno sforzo sostenuto nel tempo per ascoltarci, per imparare l'uno dall'altro, per rispettarci, per cercare un terreno comune di intesa. Il Sacro Corano dice: "Siate consapevoli di Dio e dite sempre la verità". Questo è quanto cercherò di fare: dire la verità nel miglior modo possibile, con un atteggiamento umile per l'importante compito che devo affrontare, fermamente convinto che gli interessi che condividiamo in quanto appartenenti a un unico genere umano siano molto più potenti ed efficaci delle forze che ci allontanano in direzioni opposte.

Le mie convinzioni si basano parzialmente sulla mia stessa esperienza: sono cristiano, ma mio padre era originario di una famiglia del Kenya della quale hanno fatto parte generazioni intere di musulmani. Da bambino ho trascorso svariati anni in Indonesia, e ascoltavo al sorgere del Sole e al calare delle tenebre la chiamata dell'azaan. Quando ero ragazzo, ho prestato servizio nelle comunità di Chicago presso le quali molti trovavano dignità e pace nella loro fede musulmana.

Ho studiato storia e ho imparato quanto la civiltà debba essere debitrice nei confronti dell'Islam. Fu l'Islam infatti - in istituzioni come l'Università Al-Azhar - a tenere alta la fiaccola del sapere per molti secoli, preparando la strada al Rinascimento europeo e all'Illuminismo. Fu l'innovazione presso le comunità musulmane a sviluppare scienze come l'algebra, a inventare la bussola magnetica, vari strumenti per la navigazione; a far progredire la maestria nello scrivere e nella stampa; la nostra comprensione di come si diffondono le malattie e come è possibile curarle. La cultura islamica ci ha regalato maestosi archi e cuspidi elevate; poesia immortale e musica eccelsa; calligrafia elegante e luoghi di meditazione pacifica. Per tutto il corso della sua Storia, l'Islam ha dimostrato con le parole e le azioni la possibilità di praticare la tolleranza religiosa e l'eguaglianza tra le razze.

Anche che l'Islam ha avuto una parte importante nella Storia americana e di questo ne sono consapevole. La prima nazione a riconoscere il mio Paese è stato il Marocco. Firmando il Trattato di Tripoli nel 1796, il nostro secondo presidente, John Adams, scrisse: "Gli Stati Uniti non hanno a priori alcun motivo di inimicizia nei confronti delle leggi, della religione o dell'ordine dei musulmani". Sin dalla fondazione degli Stati Uniti, i musulmani americani hanno arricchito il mio Paese: hanno combattuto nelle nostre guerre, hanno prestato servizio al governo, si sono battuti per i diritti civili, hanno avviato aziende e attività, hanno insegnato nelle nostre università, hanno eccelso in molteplici sport, hanno vinto premi Nobel, hanno costruito i nostri edifici più alti e acceso la Torcia Olimpica. E quando di recente il primo musulmano americano è stato eletto come rappresentante al Congresso degli Stati Uniti, egli ha giurato di difendere la nostra Costituzione utilizzando lo stesso Sacro Corano che uno dei nostri Padri Fondatori - Thomas Jefferson - custodiva nella sua biblioteca personale.

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Si sono dette molte cose e si è speculato alquanto sul fatto che un afro-americano di nome Barack Hussein Obama potesse essere eletto presidente, ma la mia storia personale non è così unica come sembra. Il sogno della realizzazione personale non si è concretizzato per tutti in America, ma quel sogno, quella promessa, è tuttora valido per chiunque approdi alle nostre sponde, e ciò vale anche per quasi sette milioni di musulmani americani che oggi nel nostro Paese godono di istruzione e stipendi più alti della media.

E ancora: la libertà in America è tutt'uno con la libertà di professare la propria religione. Ecco perché in ogni Stato americano c'è almeno una moschea, e complessivamente se ne contano oltre 1.200 all'interno dei nostri confini. Ecco perché il governo degli Stati Uniti si è rivolto ai tribunali per tutelare il diritto delle donne e delle giovani ragazze a indossare l'hijab e a punire coloro che vorrebbero impedirglielo.

Non c'è dubbio alcuno, pertanto: l'Islam è parte integrante dell'America. E io credo che l'America custodisca al proprio interno la verità che, indipendentemente da razza, religione, posizione sociale nella propria vita, tutti noi condividiamo aspirazioni comuni, come quella di vivere in pace e sicurezza, quella di volerci istruire e avere un lavoro dignitoso, quella di amare le nostre famiglie, le nostre comunità e il nostro Dio. Queste sono le cose che abbiamo in comune. Queste sono le speranze e le ambizioni di tutto il genere umano.

Naturalmente, riconoscere la nostra comune appartenenza a un unico genere umano è soltanto l'inizio del nostro compito: le parole da sole non possono dare risposte concrete ai bisogni dei nostri popoli. Questi bisogni potranno essere soddisfatti soltanto se negli anni a venire sapremo agire con audacia, se capiremo che le sfide che dovremo affrontare sono le medesime e che se falliremo e non riusciremo ad avere la meglio su di esse ne subiremo tutti le conseguenze.

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DISCORSO INTEGRALE su questo link: http://www.unita.it/index.php?section=news&idNotizia=85341#condividi

3 commenti:

Floriana ha detto...

Stavo per fare un post con questo discorso di Obama, ma abbiamo gli stessi pensieri Pietro? Sono conntenta che l'hai inserito tu, anche gli amici di "Nessuno escluso" hanno dato molto rilievo a questo evento....

Dai Pietro tanti segnali positivi si cominciano a vedere, no?

Come stai? Io in dirittura d'arrivo per tante attività, spero di finire presto e riappropriarmi di un po' di sano "ozio"....

Un abbraccio, a presto.

pierperrone ha detto...

Cara Flo, mi fa piacere ritrovarti in città. Lo so che abbiamo gli stessi pensieri. Ne sono davvero felice.
Si, qualcosa sta davvero cambiando. Il discorso di Obama, oltre ad essere davvero intenso e profondo è davvero uno spartiacque fra un mondo vecchio, fatto di gente vecchia, che pensa coniugando i verbi al passato, ed un mondo nuovo, che capisce l'importanza di ciò che sta cambiando. Un mondo di gente che quando pensa coniuga i verbi al presente ed al futuro. Lì riprenderanno a fare figli, ad immaginare e realizzare progetti nuovi, a far avanzare il progresso. Davvero. Lì, ormai, dev'essere così. Per la prima volta vorrei andare lì, negli USA (ci sono stato l'anno scorso, ma c'era ancora il Bush pensiero, anche se, pensavo dentro di me, sta cambiando, qui sta cambiando davvero) per respirare un pò di profumo di modernità.
In Italia stiamo ancora fermi. Si una una grammatica vecchia, si fa l'inutile fatica di resistere alla rivoluzione terrestre. Non si progetta più nulla, si conserva, ci si difende, si vuole ricacciare il mondo che avanza fuori dalle frontiere politiche e da quelle della mente e del pensiero.
Ma è una fatica inutile.
Oggi è esattamente come nel 'Cinquecento. Il mondo si sta rivoluzionando. Si scoprivano nuovi mondi, nuove scienze, nuove terre, nuovi universi, nuove filosofie.... ma a Roma si resisteva con la Controriforma, si montavano i tribunali dell'Inquisizione, si rivestivano le chiese di un pesantissimo (culturalmente parlando) barocco, si appiccavano roghi per dar fuoco alle nuove idee ed al nuovo modello di mondo e di uomo che negli altri Paesi stava nascendo.
Ma quella resistenza fu vana. Nonostante i sacrifici di pensatori, filosofi e scienziati, tra i quali onoriamo i nomi di Giordano Bruno e Galileo Galilei, italiani eccezionali per coraggio e spirito di coerenza (virtù civili tanto rare in Italia), le idee non si fermarono fuori dalle frontiere anguste di tanto oscurantismo.
Lo stesso succederà, tra poco, anche adesso.
I lumi ricominceranno ad illuminare anche le strade d'Italia e ricacceranno indietro le paure e gli egoismi che tengono questa nazione sotto una cappa di plumbea ottusità.
Tutto questo sta nelle parole di Obama: fa riferimenti importanti, culturalmente di altissima levatura alla storia dell'uomo, ai secoli di passaggio dale buio medioevo alla luce dell'Umanesimo e del Rinascimento.Secoli durante i quali la fiaccola del pensiero era tenuta alta proprio dai popoli mussulmani, dai loro pensatori, filosofi e dai loro ingegneri. Al Ghazali, Avicenna, Averroè, ed altri, meno noti, tennero accesa la luce della civiltà greco-romana, altrimenti definitivamente spenta nei paesi dove erano nate e si erano sviluppate. Per questo mi ha entusiasmato il discorso di Obama. Dovresti leggerlo nel testo integrale.
Se vuoi, ne riparliamo. Se lo confronti col discorso del Papa fatto a Ratisbona, qualche anno fa, quello che ebbe tanta eco negativa nel mondo mussulmano e tanta enfasi fra i conservatori che allora governavano massicciamente l'occidente, vedrai la differenza, davvero alta, davvero intensa, davvero entusiasmante (anche se non è una parola proprio giusta).

Dai, spero che con la fase dell'ozio si possano accumulare nuove forze per nuovi progetti. Anche io sono un pò al lumicino e vorrei riposarmi. Ancora non siamo riusciti a fare progetti precisi per le vacanze (di solito facciamo qualche viaggio, magari all'estero, perchè aparte che ormai costa quasi meno che in Italia, ma è sempre interessante respirare l'aria d'oltreconfine, per sentire... come butta), dobbiamo finire la scuola e vedere come mio figlio finisce quest'anno.

Ozio: ma lo sai che una parola stupenda? Ozio, richiama Cicerone, ma anche Russell, Bertrand, il grande Nobel, e d Engels, ecc...

Un abbraccio anche da parte mia. A presto

Paola Tassinari ha detto...

Cari Piero e Floriana, vi ringrazio qui ambedue perchè con il vostro entusiasmo per Obama mi avete regalato una speranza.Avevo seguito l' elezione di Obama con setticismo, con l' amarezza che nulla avrebbe potuto cambiare,ma il vostro entusiasmo mi ha contagiato e voglio credere che alle parole pesanti e pensanti di Obama possa nascere la svolta.Che alle parole subentrino i fatti. Un abbraccio.