26 ottobre 2009

COLYSEUMS

Acciaio,
ferro,
cemento.
Vi penso,
incorrotti dal tempo.
A voi è affidata
l'imperitura resistenza
la volontà dell'uomo,
il desiderio di vittoria,
sul tempo
e la natura delle cose.

Roma,
Caput Mundi,
Eterna Città.
Mai si consuma
la tua avvenente bellezza.
Venne affidata
alle forme rotonde
della tua eterna
architettura
il compito immane,
dell'uomo,
di vincere il tempo.
Di natura oltraggio.

Tu,
mondo antico,
primordiale genitore,
parli la lingua delle cose.
Nei templi,
e nei teatri,
respiri ancora
il nostro presente.
Nelle case per gli dei
vivi.
E nei templi dell'arte.

Forme,
strutture,
viventi scheletri
di ferro.
Lanciate quelle dita,
protese, disperate,
erose dagli anni,
al cielo,
misericordioso.
Chiedete conforto,
voi,
figli di Efesto.

Ferro,
metallo,
cemento polveroso.
I vostri arti spezzati
stridono,
penetrando
nell'eterna costrizione
delle forme terrene.
Lanciate il vostro urlo,
un grido disperato,
quando, consumati,
cedete alla sconfitta.
Ruggine.
Ineluttabile.

Amorevole,
una mano,
d'uomo divina,
saprà sfiorarvi,
con delicata carezza.
E donarvi,
per sempre,
il meritato riposo.

Solo resterà,
nel grigio,
sotto l'attonito
cielo di piombo,
rimbombante,
lo stridore dell'urlo.
Lacerante.
Materia corrotta.
Uomo perduto.



parole ed immagini by pierperrone
music by weather report

3 commenti:

Paola Tassinari ha detto...

Non sono riuscita a vedere tutto il video, io vado con la "chiavetta" non ho l' adsl, ed oggi ha poca potenza.
Intanto ti lascio un saluto,il commento quando avrò visionato tutto il tuo nuovo lavoro.
Ciao.

sabrina ha detto...

Dov'è l'uomo? Solo un'ombra sul muro tradisce la sua presenza!
Purtroppo però si manifestano i nefandi segni del suo passaggio.
Questa è la fine che immagini?
Ti invito a vedere il mondo da un altro punto perdendoti dentro i colori, i suoni, gli odori ed i linguaggi della multietnica Torpignattara!
Forse loro ci sopravviveranno?
Questa è la fine che immagino: perdermi in loro!!
Ciao

pierperrone ha detto...

Questa è la fine delle cose.
Questo mi è sembrato di cogliere. Anche le cose a cui gli uomini danno il significato di forza, potenza, creazione si consumano e sembrano scheletri.
Quegli scheletri sono gli stessi scheletri, o la metafora, se vuoi, Sabri, degli scheletri che tutti gli uomini diventano.
C'è anche un altro aspetto a cui volevo in qualche modo dare immagine. Il cemento, il ferro, che si consumano, che mostrano lo scheletro come succede agli uomini, sono anche un'altra metafora, del sistema economico di oggi che sta in gravissima difficoltà.
Ma se lo si dice a parole si rende necessario un discorso da economista, luno e noioso. E poi, non sarei in grado di farlo.
Nelle immagini, invece, non puoi nasconderti dietro una teoria, che rimane sempre possibile confutare, come facevano i sofisti nell'antica Grecia, prima che Socrate stanasse il vuoto dei loro discorsi.
Le immagini del gazometro, simbolo di un'epoca di progresso a cavallo fra l'800 ed il '900 sono le immagini di un'epoca, quella di oggi, che si chiude fra tanti interrogativi e con tanti impegni da rispettare, se vuole essere madre di una nuova epoca. Quelle immagini rimandano ad un ambiente che si consuma. Ad un sistema di produzione che perisce. Ad una umanità, quella dell'Ostiense, ma anche quella di tutto l'Occidente, che si sta consumando come quei tralicci. Che nelle montagne di rifiuti che ho visto perde la sua "innocenza" e diventa colpevolmente responsabile di un furto a danno del pianeta, del Creato, dei propri figli.
Infine, anche la forma, la forma "colossoidale" del gazometro mi sembra espressione di un'altra similitudine.
Quella forma che richiama così apertamente i resti delle epoche di fasto della storia si sta consumando, Sabri. Inesorabilmente. Si arrugginisce. Si sbriciola. Si contorce. E sembra urlare d'invidia, perchè invece l'altra, quella di pietra, quella che ha oramai 2000 anni, che sta a pochi metri più in là, diventa ogni giorno più splendida. Più meravigliosa. E' una marcia verso destini opposti. Inesorabile.
E così, attraverso le sue opere, si disegna il destino dell'uomo. Perciò lo sento perduto.
Ma può rinascere.
E sicuramente per una forma di uomo che muore ce n'è un'altra che rinasce.
A Torpignattara. Dici tu.
Ci verrò, qualche volta.
La multi-etnicità è un soggetto che mi affascina. Ci penso da tanto. Anche se io sono un timido, e mi imbarazza riprendere le persone.
Chissà. Forse qulche volta ci riuscirò a superare questo imbarazzo.
Perdersi in loro.
Loro sono la nostra continuazione.
In senso vero e proprio.
Demograficamente è già così.
Storicamente anche.
E' dal punto di vista culturale che ancora si devono definire i destini.
Per la Roma antica successe lo stesso. Ma la sua cultura ed il suo mito hanno resistito secoli, millenni, dopo che la città eterna, in senso stretto, capitolò.
E adesso?