23 ottobre 2009

... QUANDO...

Quando c'erano le barricate in piazza io ero piccolo.
Mio padre era molto severo. Era un carabiniere
permanentemente in servizio. Ed io non protestavo.
Non capivo, quando c'erano le barricate. Tremavo.


Quando c'erano le barricate sulle strade io avevo paura.
Non capivo. Avevo paura perchè mio padre era laggiù.
Le barricate, mio padre, le viveva allo stadio. Piangevo.
Non capivo, quando si picchiavano, allo stadio. Pregavo.


Quando c'erano i banchi nelle aule io ero cresciuto.
Mio padre era molto severo. Ma era un padre
amorevolmente apprensivo. Ed io non studiavo.
Non capivo, quando c'erano le lezioni. Giocavo.


Quando c'erano le lezioni in classe io avevo paura.
Il professore insegnava. La storia correva impazzita,
tutto d'intorno. Cambiava il paesaggio, sorgevan città.
Non capivo, quando le case crescevan nel prato. Giocavo.


Quando catturavan lo spazio le nostre astronavi,
io crescevo. Il professore insegnava. Mio padre,
allo stadio, prendeva le botte. Io avevo paura.
Io imparavo che le città rubano spazio alla vita.


Quando eran le pistole a cantare io ero accecato.
Tremavo. Mio padre. Lo stadio. La folla. La nebbia.
Lacrimogeni. Bastoni. Pistole. Catene. Il vento
dormiva. Il professore. La classe. La scuola.


Quando c'eran gli esami l'aula magna era chiusa.
Io viaggiavo. I treni erano sporchi e l'aria era calda.
Il capotreno in divisa inseguiva i suoi sogni. Io
mi costruivo una vita, tra treni, esami ed économia.


Quando c'erano i festival rock io ero piccolo e sordo.
Dure chitarre. Come cannoni. Io guardavo solo i dischi girare.
Giravano i film con scene di vita. Fiorivano i giovani.
Ed io correvo. Sui treni. Sognavo lontane città.


Quando il tempo correva io gli correvo incontro.
Felice. Impaurito. Incosciente. Ignorante.
Nudo. Felice. Giovane. Sordo.
Rincorrevo il mio tempo. Un'età. Maturità.


Ora io ho tutto. Il tempo. L'età. La maturità.
Ho anche la laurea. Una famiglia. Mio figlio.
Gioia. Felicità.
... ...
Ma mi mancano i giorni. Mi mancano i banchi.
Mi mancano i treni.
Mi manca poi tanto, quella grande paura.

5 commenti:

Paola Tassinari ha detto...

Commossa.

Floriana ha detto...

Anche io come Teo mi sono commossa e sorpresa dal cambiamento in atto sul tuo blog. Si sta trasformando velocemente e tu Pietro? Sei in piena metamorfosi? Mi sbaglio? Comunque sia ammiro chi riesce ad esporsi in prima persona raccontandosi. Un abbraccio

pierperrone ha detto...

Non lo so.
Forse io sono un cantiere sempre aperto. Sicuramente lo è la "repubblica indipendente".
Non riesco a rimanere circoscritto in uno schema fisso.
E poi il blog non può essere una prigione. Anzi è, vuole e deve essere assolutamente il contrario, uno spazio libero dove tutto può entrare.
Tutto, purchè ... sia moderato dal buon senso, sia bandita ogni violenza e sia ispirato a valori alti e nobiili. Questo è scritto anche nella "copertina" del blog. Da sempre.
In questo tutto entro anche io.
Mi sono chiesto se questo lato "esistenziale" sia in "linea" con l'indirizzo della "repubblica".
Ma, mi sono dato questa risposta: è vero che non voglio fare del blog un "diario" personale. Stile "dolori del giovane Werter" o "Jacopo Ortis" e le sue ultime lettere. E' vero, anche perchè non ho fatti così... vitali da raccontare. La normalità quotidiana di un cinquantenne può diventare stucchevole, da quel punto di vista.
Quindi, niente "confessioni".
Ed è vero anche che, se di "repubblica indipendente" si tratta, di quello si tratta. Cioè, della vita che scorre in un territorio indipendente, libero come può essere una repubblica. In una repubblica le cose (res) che accadono sono cose di tutti (pubbliche).
Ma le cose di tutti non sono solo i cortei, le elezioni, gli spettacoli o le manifestazioni sportive.
Questa repubblica ideale è la mia repubblica ideale.
E non è esatte neanche così, perchè senza di voi avrei già chiuso il blog. Quindi la "repubblica" è ideale, ma è vostra quanto è mia.
Quello che mettiamo "in piazza" è la vita dei cittadini. Almeno nel senso, da quel punto di vista, che può coinvolgere i concittadini.
A volte si tratta di cose più chiaramente "politiche". In altri casi, si tratta di cose che diventano politiche perchè le condividiamo con la nostra sensibilità, trattandosi, pur sempre di cose, fatti, sensazioni, emozioni, ricordi, storie, che ... possiamo raccontarci intorno al fuoco, la sera, creando quel valore di comunità che riscalda un poco i cuori.
Tutto questo, nel limite di questo strano strumento informatico che trasforma l'immaterialità degli impulsi elettrici - acceso-spento dei bit - in cose reali, come possono essere le emozioni o i sentimenti. Non confondiamo i fantasmi con la vita reale. Ma sappiamo emozionarci ... al teatro delle ombre.

La forma cambia sempre.
Ecco, potrei anche chiamare il blog "Panta rei". sarebbe azzeccatissimo. Anzi, visto che stavo provando un blog su un altro motore (per superare alcuni limiti della struttura di questo schema) gli darò quel nome. Non credo che farò ... il salto. Ma intanto mi diverto un pò a giocare.

Cambio anche io? O sono sempre allo stesso modo?
Non lo so.
Questo me lo dici tu, Flo, che mi osservi dal di fuori. Io non posso vedermi davvero.
Al di là dell' "imperativo" di non darmi troppi vincoli nel blog, faccio quello che mi piace, mi diverte, mi mette in discussione, mi appassiona...
Se mi annoiasse, mi sembrasse fisso, freddo, inutile, statico, ingessato, in-comucante, allora chiuderei.
Durante l'estate ho passato una fase di ripensamento. Che in fondo può essere sintetizzata nella conquista di una maggiore "libertà".

Anche se l'ho fatta lunga (ma parlavo forse più a me che a voi stesse), vi abbraccio forte davvero.
La commozione la prendo come una viva emozione da parte vostra. Ma non vorrei darvi l'immagine di un uccellino impaurito, o di un passivo stelo di giunco spazzato dal vento dell'età, dal tempo che scorre.
Il racconto he ho fatto è molto pubblico. Rispecchia quello che c'è dentro un cittadino quando sente sentimenti civili. Vive fatti, esperienze, eventi della sua vita.
Perchè non dirli?
Perchè limitarsi solo all'aspetto esteriore dei "proclami civili"? Dietro, dentro quei proclami ci sono le cose, i fatti che mi hanno portato a dire le cose civili. No?

Paola Tassinari ha detto...

Tu nel tuo post ti sei esposto, in poco spazio hai detto molto, quasi una vita. I video ti hanno aiutato, ma già lo avevi detto con le parole.
Credo che in te, ma anche in tanti altri sia urgente " urlare" che ci siamo anche noi.
Ci siamo anche noi......come ha ricordato Floriana LA STORIA SIAMO NOI.
Noi ci pilotano di qua e di là....basta il bue è anche una cosa bella...basta fare male al bue, basta.
Vieni da me a leggere la storia di Vo.
Ciao......il tuo post è bellissimo, ho commentato poco perchè quando qualcosa mi piace davvero tanto........rimango senza parole.

pierperrone ha detto...

Si, Paola. LA STORIA SIAMO NOI. Volevo dire esattamente questo.
Però volevo anche andare oltre la vaghezza generica del termine Storia. Non che sia male, di per sè, quella parola. Ma alle volte le parole hanno un contenuto vago, tropo ampio, generico. Sembrano esatte, complete, precise. E invece possiamo metterci i colori, le immagini, le storie, le vite, dentro. E vediamo che così conquistano un peso più marcato. Magari una portata meno generale; non sempre però.
Quello che volevo era raccontare attraverso la mia storia, attraverso alcuni accenni alla mia storia, la storia di qualcun altro.
Le immagini sono servite ad allargare la portata, a dare un orizzonte meno privato al tutto. Il movimento delle immagini, il loro riferimento a situazioni che generavano le mie, le nostre sensazioni, erano utili per spingere le mie parole non solo in profondità, nei sommari dettagli di una vita, ma anche in alto, e nel largo. Ad incrociare gli altri. L'orizzonte.
Insomma, una mix di zoomata e grandangolo.
La tua commozione. Ti ringrazio di cuore. Spero sempre di dire qualcosa che parli al cuore. Qualche volta ci riesco, altre volte molto meno.
Se ti sei commossa, ed anche Floriana ha usato la stessa parola, forse vuol dire che questa volta sono riuscito ad andare al cuore di quello che avevo dentro.
Lo so, Paola, che non hai usato molte parole. Ma il tuo commento diceva già tutto.

Non ricerco i sentimenti commoventi perchè mi sento triste. Non credo di essere malinconico, come persona. Anzi, mi ritengo spiritoso, allegro, vivace, curioso, eccetera eccetera...
In questo periodo, però è la società intorno a me che sento malinconicamente vuota.
Lo hai detto tu, sul tuo post, da te, che la Solitudine è attorno a noi.
Io cerco di dire quello che ho dentro, che sento attorno. Tutto in modo vivo.
Spero di non essere una ... palla.