15 aprile 2009

La recessione 
di Pier Paolo Pasolini 

I jodarìn borghèssis cui tacòns; 

tramòns ros su borcsvuèis di motòurs 
e plens de zòvinsstrassòns 
tornàas da Turin o li Germàniis.

I vecius a saràn paròns dai so murès 
coma di poltronis di senatòurs; 
i frus a savaràn che la minestra a è pucia, 
e se c'ha val un toc di pan.

La sera a sarà nera coma la fin dal mond, 
di not si sentiràn  doma che i gris 
o i tons; e forsi, forsi, qualchi zòvin 
- un dai pus zòvins bons turnàas al nit - 

a tirarà fours un mandulìn. L'aria 
a savarà di stras bagnàs. Dut 
a sarà lontàn. Trenos e corieris 
a passaràn di tant in tant coma ta un siun.

Li sitàs grandis coma monds 
a saràn plenis  di zent ch'a vas a piè 
cui vistìs gris, e drenti tai vuj 
'na domanda, 'na domanda ch'a è,

magari, di un puc di bès, di un pàssul plasèir, 
ma invessi a è doma di amòur. I antics palàs 
a saràn coma montaglia di piera 
soj e sieràs, coma ch'a erin ièir.

Li pìssulis fabrichis tal pì bièl 
di un prt verd ta la curva 
di un flun, tal còur di un veciu 
bosc di roris, a si sdrumaràn.

un puc par sera, murèt par murèt 
lamiera par lamiera. I bandìs 
(i zòvin tornàs a ciasa dal mond 
cussì divièrs da coma ch'a èrin partìs)

a varàn li musis di 'na volta, 
cui ciaviej curs e i vuj di so mari 
plens dal neri da li nos di luna - 
e a saràn armàs doma che di un curtìa.

Il sòcul dal ciavàl al tociarà 
la ciera, lizèir coma 'na pavèa, 
e al recuardarà se ch'al è stat,  
in silensiu, il mond e chel ch’al sarà.

Ma basta con questo film neorealistico. 
Abbiamo abiurato da ciò che esso rappresenta. 
Rifarne esperienza val la pena solo 
se si lotterà per un mondo davvero comunista. 

 

La recessione (traduzione in italiano di P.P. Pasolini)

Vedremo calzoni coi rattoppi; tramonti rossi su borghi vuoti di motori e pieni di giovani straccioni tornati da Torino o dalla Germania.

I vecchi saranno padroni dei loro muretti come di poltrone di senatori; i bambini sapranno che la minestra è poca, e quanto vale un pezzo di pane.

La sera sarà nera come la fine del mondo, di notte si sentiranno solo i grilli o i tuoni; e forse, forse, qualche giovane (uno dei pochi giovani buoni tornati al nido)

tirerà fuori un mandolino. L’aria saprà di stracci bagnati. Tutto sarà lontano. Treni e corriere passeranno di tanto in tanto come in un sonno.

Le città grandi come mondi saranno piene di gente che va a piedi, coi vestiti grigi e dentro gli occhi una domanda, una domanda che è, 

magari, di un po’ di soldi, di un piccolo aiuto, e invece è solo di amore. Gli antichi palazzi saranno come montagne di pietra, soli e chiusi, com’erano una volta.

Le piccole fabbriche sul più bello di un prato verde, nella curva di un fiume, nel cuore di un vecchio bosco di querce, crolleranno

un poco per sera, muretto per muretto, lamiera per lamiera. I banditi (i giovani tornati a casa dal mondo così diversi da come erano partiti)

avranno i visi di una volta, coi capelli corti e gli occhi di loro madre, pieni del nero delle notti di luna - e saranno armati solo di un coltello.

Lo zoccolo del cavallo toccherà la terra, leggero come una farfalla, e ricorderà ciò che è stato, in silenzio, il mondo e ciò che sarà.

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3 commenti:

Paola Tassinari ha detto...

La recessione, se avremo meno, se averemo paura, si andrà avanti comunque, si passa attraverso il difficile , è statistico che nella durata della vita sono molto di più i momenti brutti, ma il nostro cervello si difende dimenticandoli e prendendo forza da quelli piacevoli, questo quando tutto funziona e non si soffre di depressione.E solo ora noto quanto la parola recessione assomigli alla parola depressione. Non mi allargo su questo argomento altrimenti mi rattristo. Ciao.

utilizerapagain ha detto...

Pasolini come tutti i grandi e' profetico. Ha visto lontano ...
Vale

pierperrone ha detto...

Si, i poeti, gli artisti veri, sono profetici.
Per loro non esiste il tempo.
Il prima, il dopo.
Essi creano.
L'ho detto tante volte.
Essi creano cose che prima di loro non esistevano e che esisteranno per sempre dopo di loro.
Essi sanno vedere oltre le cose, oltre il tempo, oltre lo spazio.
Per loro non esistono barriere.
per questo a volte soffrono, o muoiono, in maniera atroce.
E' un prezzo alto da pagare.
Ma non muoiono davvero.
Qualcosa di più grande di loro stessi, creata da loro stessi, rimane, al di là della vita e della morte.